Da tempo, tanto, questa domanda mi accompagna, quasi quotidianamente.

Più di quindici anni fa, Mario Pintagro e Franco Lannino raccontarono la storia di una decina di cittadine omonime che si trovano “tra Stati Uniti e Canada”, le cui origini risalgono a prima dell’inizio dell’emigrazione siciliana; alla loro domanda su perché fondare, nel XVIII o XIX secolo, città con il nome di Palermo in piena America, il Prof. Iorizzo (Università di Oswego, New York) rispose dicendo che “nell’immaginario collettivo il nome di Palermo evoca qualcosa di leggendario, di mitico. Questa città era stata al centro di una raffinata cultura, penso alla Palermo dei Normanni o a quella di Federico II, di cui si favoleggia anche in America”.

Ma già anni prima altri ben diversi scritti, come I cento padroni di Palermo di Giuseppe Fava, come Sociologia di Sagunto, o Palermo bandita, si erano posti alla base della domanda a cui ho accennato. Domanda che, con il passare degli anni, è ancora e più in attesa di risposte. Oggi, probabilmente, “le Palermo dentro Palermo” sono più di quando cominciai ad avere questa sensazione. Da sempre Palermo è città di disgregazioni e coesioni, probabilmente il pan nel suo nome greco non è mai stato un aggregante ma solo un recinto, un confine al “tutto qui”.


“Oggi, probabilmente, “le Palermo dentro Palermo” sono più di quando cominciai ad avere questa sensazione.”


Tutto. Città storica e città “nuova”, città murata e città di campagna, borgate marinare e contrade agricole; città di commerci e città di apparato; città di palazzi e di catoi, di balli e di fame, di saperi e di ignoranze. Di grandi teatri e di “spaccaossa”, per stare sulla cronaca. Di migliaia di “assuntori abituali di sostanze stupefacenti segnalati alla Prefettura” e dei loro spacciatori.

Oggi. Oggi si sono modificate le proporzioni della organizzazione strutturale, le “55 unità di primo livello” del 1976 sono diventate prima 25 quartieri e poi (1997) otto Circoscrizioni. A questa organizzazione verticale delle strutture che la compongono (l’amministrazione comunale e le sue articolazioni, il sistema scolastico con le Direzioni didattiche, la Diocesi con i vicariati, sino al controllo del territorio con Commissariati di Polizia e Stazioni dei Carabinieri) non corrisponde ancora pienamente una organizzazione orizzontale, dei cittadini “palermitani”, vecchi o nuovi, termine con cui si “comprende” l’integrazione multiculturale che da un paio di decenni caratterizza, anche in questo caso per parti (parti fisiche, i quartieri degli insediamenti economici o la residenza, e non, come i culti o l’istruzione), la presenza a Palermo di nuove “genti”.


“Città storica e città “nuova”, città murata e città di campagna, borgate marinare e contrade agricole; città di commerci e città di apparato; città di palazzi e di catoi, di balli e di fame, di saperi e di ignoranze.”


Senza questa organizzazione orizzontale la comunicazione tra le parti della città rischia di rimanere episodica, come dimostra la frequentazione per lo più “ludica” della città antica, che, con una sorta di “senso unico” vede ad esempio decine di migliaia di persone convergere la sera verso Piazza Sant’Anna o la Magione. O, all’inverso, la “non conoscenza” della quotidianità di Borgo Ulivia, di Cruillas, dello Sperone o di Altarello e così via. Una inchiesta giornalistica di poche settimane fa ha evidenziato come infatti il “cambiamento” di Palermo trovi sostanza e forza più nel “volontariato” che nelle strutture.

Ma, soprattutto, le tante Palermo dovranno smettere di camminare in avanti con il pensiero e lo sguardo rivolti ai loro tanti nostalgici passati: da quei passati, probabilmente, sono dipesi anche gli anni peggiori della somma delle Palermo. Altrimenti non ci sarà futuro per una unica Città.

Mario Pintagro e Franco Lannino, Dieci Palermo fra Stati Uniti e Canada, in “Per”, rivista della Fondazione Salvare Palermo, n. 5, 2003

I cento padroni di Palermo, da “I Siciliani”, giugno 1983. “Palermo è sontuosa e oscena… Palermo è la storia della Sicilia, tutte le viltà e tutti gli eroismi, le disperazioni, i furori, le sconfitte, le ribellioni. Palermo è la Spagna, i Mori, gli Svevi, gli Arabi, i Normanni, gli Angioini, non c’è altro luogo che sia Sicilia come Palermo”.

Vincenzo Masini, Sociologia di Sagunto, uno studio sulla mafia a Palermo, Franco Angeli, 1984

Palermo bandita. Fotografie di Angelo Pitrone e testo di Giuseppe Tornatore, Salvatore Sciascia Editore, 1996

L’autore

Giuseppe Scuderi

Architetto. A lui si deve il nome della manifestazione “La via dei Librai”. Attualmente cura i rapporti con gli enti regionali e nazionali che collaborano con la manifestazione.

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